Dopo il grande successo del processo a Sergio Marchionne andato in scena al Teatro dei Filodrammatici di Milano nell’ottobre scorso, una nuova “provocazione” apre la stagione romana de La Storia a Processo, il format ideato e curato da a Elisa Greco, in scena lunedì 24 novembre alle ore 20.30 al Teatro Parioli Costanzo di Roma.Protagonista della serata un personaggio storico diventato icona perché incarna una delle tensioni più universali e drammatiche della storia umana: quella tra lealtà personale e dovere politico, tra amicizia e ideali. La celebre frase “Tu quoque, fili mi”, pronunciata da Giulio Cesare in punto di morte, sebbene non storicamente certa, è diventata una delle più potenti della cultura occidentale, facendo entrare Marco Giunio nell’immaginario collettivo come emblema del tradimento e del rimorso.
Marco Giunio Bruto: eroe o traditore?
“Una scelta insolita rivolta ad un personaggio che
potremodire già condannato dalla Storia–commenta
l’autriceElisa Greco – e per questo è ancora piùinteressante portarnealla
luce non solo le gesta ma le piùprofonde motivazioni Cosa possono rappresentare
ancora oggi le 23 coltellate dei cesaricidi guidati da
Bruto al grido di “sic sempertyrannis”? Soprattuttoquale sarà il verdetto del pubblico
chiamato ad esprimersi con la serenità e la lucidità del distacco del Tempo.
Nonostante i fatti risalgano a oltre 2mila anni fa è
difficile decidere se Bruto sia un eroe o un traditore. Tale ambiguità ha però
avuto la forza di renderlo eterno: ogni epoca, ogni potere, può proiettaresul
suo gesto politico estremo le proprie domande su libertà, tirannia e
legittimità. Nel tempo Bruto è diventato simbolo della ribellione contro
l’autorità assoluta; dal Rinascimento in poi, è stato reinterpretato come
simbolo del cittadino che antepone la repubblica al tiranno. Ma il dilemma che
lo rende ancora una figura attuale è la domanda che ogni epoca si pone: fino
a che punto è giusto sacrificare i legami personali per un ideale politico o
morale?
Attraverso un dibattimento intenso e appassionato, le
ragioni di Accusa e Difesa si scontreranno facendo emergere l’avvincente
complessità del protagonista. In equilibrio tra rigore e leggerezza, ironia e
serietà, le parti si sfideranno a colpi di provocazioni, trascinando il
pubblico ora nell’adesione alla condanna, ora all’assoluzione.
Introdotti da Elisa
Greco, ideatrice e curatrice del format sul palco del Teatro Parioli Costanzo trasformato in aula
di Tribunale, si confronteranno, con la guida della Presidente della Corte Paola Roja, attuale Presidente Corte di Assise
di Roma il Pubblico Ministero Fabrizio Gandini, Consigliere Corte
Suprema di Cassazione e l’Avvocato difensore il Vice Ministro della Giustizia
Francesco Paolo Sisto.
Marco Giunio Bruto sarà interpretato da Roberto
Giacobbo, giornalista, divulgatore e grande appassionato di storia antica.
Le tesi a confronto saranno rispettivamente avvalorate dai testimoni: per
l’accusa saranno sul palco Antonio Punzi, Professore di Filosofia del
diritto alla Luiss Guido Carli e Flavia Fratello, giornalista del TgLa7,
mentre la difesa sarà affidata alle testimonianze di Giancarlo Loquenzi,
giornalista e conduttore di Zapping su Rai Radio 1 e Giulia Silvia
Ghia storicadell’Arte, Assessore alla cultura del I° Municipio Roma. A completare il quadro degli interventi l ci
sarà la partecipazione dell’avvocato Gaetano Mungari
Colpevole o innocente?
Al pubblico, come sempre, il compitodi esprimere con una propria
votazione il verdetto a cui siaggiungeràla giuria social espressa daRadio Luiss.
La Storia a Processo!Ilformat che cambia la Storia.
Il format,ideato e curato da Elisa Greco (tutelato da copy),giuntoalla
sua diciannovesima edizione,Premio Gibaldone 2024, con varie programmazioni – tra
cui quelle di Roma eMilano – incontradi anno in announ interesse sempre vivonel
pubblico.
In teatro, sul palcoscenico trasformato
inaula ditribunale,sono chiamati a processo Personaggi che, per le loro luci e
le loro ombre, hanno segnato la Storia, perché siano giudicati dal pubblico
attraverso un “processo”. Sono magistrati, avvocati, politici e giornalisti,
che assumono i ruoli di accusatori, legali della Difesa e testimoni, dando
vita, a braccio, a un dibattimento che si delinea tra l’ironico e il serio, tra
il divertente e l’approfondimento, tra il leggero e l’arguto, senza mai
diventare né banale né pesante.Al termine del dibattimento è il pubblico, nel
ruolo di giuria popolare, a esprimere con una propria votazione il verdetto. È una
circolarità di tesi contrapposte, idee e suggestioni tra palcoscenico e platea,
che, come sottolinea la curatrice, in passato ha portato spesso a verdetti al
di fuori dei pronostici.


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