Oggi la community di Giffoni si prepara a festeggiare un evento speciale. Il 20 novembre è il infatti il #GiffoniDay, il giorno in cui si festeggia il “compleanno” di un Festival di cinema (ma non solo) nato 56 anni fa e diventato un punto di riferimento per i giovani di tutto il mondo. In questa data, infatti, nel 1970, il fondatore Claudio Gubitosi – allora appena diciottenne – ebbe per la prima volta l’idea di un appuntamento dedicato ai bambini e ai ragazzi: nacque così il Giffoni Film Festival che negli anni è diventato un evento di rilievo internazionale, ma anche un grande hub culturale che per 365 giorni l'anno promuove i valori della cultura, dell'inclusione, della condivisione attraverso attività in sede e in tutta Italia.
In questa occasione speciale abbiamo deciso di annunciare un'altra data importante da segnare in agenda. Il 25 novembre sul sito www.giffoni.it verranno pubblicati i regolamenti e la procedura per candidarsi, attraverso la piattaforma Eventival, per le sezioni Elements +3, Elements +6 e Elements +10, Generator +13, Generator + 15 e Generator +18.
La novità di quest'anno è rappresentata dai Generator +15. In un'ottica di costante aggiornamento e attenzione alle dinamiche giovanili, Giffoni ha deciso di rimodulare la sezione Generator +16 in Generator +15. Questa scelta nasce da un'attenta osservazione dei cambiamenti che attraversano la Generazione Z e le fasce anagrafiche più giovani. Non si tratta semplicemente di riconoscere che i quindicenni di oggi siano capaci di confrontarsi con contenuti precedentemente riservati ai sedicenni e ai diciassettenni. Il discorso è più complesso. Osservando questa generazione, abbiamo modificato i criteri stessi della selezione cinematografica. Abbiamo individuato una zona diversa di contenuti, temi e strutture narrative che risultano particolarmente rilevanti per questa fascia d'età. Il modo in cui gli adolescenti leggono le narrazioni, riflettono e interpretano le storie, insieme allo spostamento delle loro prospettive e sensibilità, ci ha spinto al cambiamento per intercettare meglio ciò che parla al loro presente. L'obiettivo è dunque duplice: da un lato, riconoscere che i quindicenni sono oggi pienamente in grado di gestire produzioni cinematografiche con trame più stratificate e sfidanti; dall'altro, offrire a un pubblico più ampio un corpus di film di alto livello, capaci di dialogare in modo efficace con i loro interessi e la loro sensibilità.
Ma le novità non finiscono qui. Il #GiffoniDay è l'occasione per anticipare anche il tema della prossima edizione, in programma dal 17 al 25 luglio: “Le cose impossibili – The Impossible Things”.
“Ci sono parole che sembrano chiudere il mondo. "Impossibile" è una di queste. Eppure questa parola contiene una contraddizione. Comincia con un “no”, ma custodisce dentro di sé un seme del suo opposto. Dice "non si può", ma quando la usiamo, spesso lo facciamo per indicare la direzione di ciò che ancora non sappiamo fare, non osiamo pensare, non abbiamo imparato a credere. Le cose impossibili. Suona semplice, quasi infantile. Non è solo "l'impossibile" come astrazione filosofica, ma "le cose" - tangibili, concrete, vicine. Il plurale conta. Non un unico grande impossibile da conquistare, ma tante cose diverse, piccole e grandi, che ognuno può riconoscere dentro di sé, nella propria vita, nell’esperienza quotidiana – spiega il direttore creativo Luca Apolito - I giovani dicono "questa cosa mi preoccupa", "quella cosa non la capisco", "certe cose sembrano impossibili". È linguaggio naturale, diretto. Un’espressione semplice che contiene tutta la complessità del vivere. Questo nuovo tema nasce dalle riflessioni raccolte durante l'edizione 2024 di Giffoni, Diventare umani, dove il viaggio iniziava dentro di noi con la ricerca della consapevolezza, della capacità di entrare in relazione con gli altri, dell'empatia. Durante il festival abbiamo raccolto centinaia di storie, migliaia di pensieri e riflessioni. Abbiamo parlato con ragazzi e ragazze di ogni parte d'Italia e del mondo. Da quelle voci è nata una domanda semplice e profonda. Oggi, per le nuove generazioni, cosa è diventato impossibile? Ogni generazione eredita sogni e limiti dalle precedenti, ma quella che cresce oggi si trova a vivere in un tempo singolare. Forse per la prima volta il futuro sembra insieme vicinissimo (a portata di smartphone) e completamente inaccessibile – continua Apolito - Gli adolescenti di oggi crescono immersi in un flusso continuo di informazioni. Sanno del cambiamento climatico prima ancora di studiarlo a scuola. Vedono le guerre ridotte a clip di quindici secondi su TikTok. La disuguaglianza economica appare e scompare nei loro feed. Sono iper-informati e allo stesso tempo profondamente disorientati. Quello che vedono può presentarsi come “verità”, ma distinguere verità da informazione richiede strumenti che la loro generazione - come la nostra - sta ancora imparando a costruire. Sono sommersi di dati ma affamati di senso. Vedono troppo, troppo velocemente, senza il tempo di capire davvero cosa significhi. Portano dentro di sé quella che potremmo chiamare una doppia nostalgia. Da una parte per ciò che è stato perduto, la possibilità di un pianeta più sano, certezze economiche, una privacy che non esiste più e, dall'altra, la malinconia per ciò che ancora non riesce a nascere. Un futuro vivibile, giustizia sociale, un mondo in pace. Hanno imparato troppo presto che molte cose sono difficili. Alcune sembrano davvero impossibili”.
La scelta del tema, come ogni anno, è dunque frutto di un complesso lavoro di analisi e di rielaborazioni, che non può prescindere dalle esperienze finora vissute e da quello che, in maniera visionaria, ci attendiamo dal futuro.
“Il modo di guardare al futuro è cambiato. Non che le generazioni precedenti vivessero senza paure o incertezze, ogni tempo ha avuto le sue. Ma la natura di questa incertezza è diversa. Meno traiettorie definite, meno punti fermi a cui aggrapparsi. È una fragilità ma potrebbe essere anche una libertà. Nessun percorso obbligato. Il vuoto come vertigine e come possibilità – precisa infatti il direttore creativo di Giffoni - Questa nuova generazione non è chiamata a sfidare l'impossibile. Ma può inseguire un obiettivo profondo e complesso: riconoscerlo. Guardarlo senza fingere che non esista. Accettare anche che non tutto può essere risolto, non tutto può essere capito, non tutto ha un lieto fine. E proprio lì, nel limite, nell'incontro con ciò che non possiamo controllare o cambiare, può nascere una consapevolezza fondamentale. Ascoltare sé stessi e gli altri può essere un inizio. Non garantisce soluzioni. Ma senza ascolto, senza domande vere invece di risposte pronte, non c'è nemmeno la possibilità che qualcosa cambi. Servono domande che aprono spazi invece di chiuderli, che permettono di immaginare direzioni diverse. Oggi Giffoni è molto più di un festival. È un laboratorio permanente di possibilità. Ragazzi che arrivano da tutto il mondo si cercano, si riconoscono nei dialoghi che cominciano come un gioco e diventano domande esistenziali vere. Nella loro straordinaria capacità di credere insieme in qualcosa che ancora non c'è, ma potrebbe esserci. Le cose impossibili chiede sì al singolo “che cosa non riesci a fare?”, ma la domanda più importante è rivolta a tutti. “Che cosa non abbiamo ancora saputo fare insieme?”. Questo spostamento è decisivo. Dall'io al noi. Dal gesto individuale al respiro collettivo. Dal sogno solitario alla costruzione comune, paziente e ostinata, del possibile”.
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