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lunedì 27 luglio 2020

GIANLUCA RAMAZZOTTI PROTAGONISTA IN TEATRO




E’ il momento di ritornare in scena anche per Gianluca Ramazzotti, che nei prossimi mesi sarà il protagonista, al fianco di Antonio Catania, dello spettacolo Il Prestito, scritto da Jordi Galceran, adattato nella versione italiana da Pino Tierno e prodotto dalla Ginevra Media Production SRL. Una commedia di circa 2 ore che consentirà a Ramazzotti di calcare nuovamente un palco, dopo i difficili mesi del lockdown. 
Salve signor Ramazzotti. Sta per tornare in scena con lo spettacolo Il Prestito. Di cosa parla?
E’ uno spettacolo che noi avevamo già fatto nel 2014 e 2015 e che aveva avuto un discreto successo. E’ un’opera spagnola, che ha fatto il giro del mondo. Si può dire che è uno dei testi moderni più rappresentati in questo momento. E’ scritto dallo spagnolo Jordi Galceran, ossia uno degli autori più acclamati e rappresentati nel mondo. Il Prestito, come il titolo stesso può suggerire, è nato per presentare al pubblico una materia che conosce bene: i prestiti bancari. Questi ultimi fanno dunque partire una storia che poi va a toccare varie corde, non legate soltanto al prestito e al suo meccanismo”.
Bene. Addentriamoci un po’ di più in questa storia…
Innanzitutto, ci sono due protagonisti: uno interpretato da me, l’altro da Antonio Catania. Due uomini che hanno un background del tutto differente. Tutto parte da ‘me’ che vado a chiedere un prestito ad un direttore di banca, che è interpretato appunto da Antonio. Tuttavia, il mio personaggio non è in grado di offrire tutte le garanzie necessarie ed il prestito gli viene negato. Da lì si scatena una vera e propria vendetta di quest’uomo a cui presto il volto, che minaccia di fare una cosa avventata: andare a letto con la moglie del banchiere. Quest’ultimo, ovviamente, rimane molto colpito dall’intenzione dell’uomo di incontrare ‘casualmente’ la moglie col solo fine di sedurla. Il personaggio che interpreto chiarisce subito di non voler usare violenza nei confronti della donna, bensì che intende sfoggiare tutte le sue armi da seduttore. Da un prestito negato e da una risposta alla cosa ‘sopra le righe’ succedono quindi tante cose, perché il direttore viene risucchiato in un vortice e viene manipolato dalla stessa persona che gli ha chiesto il prestito. E’ una commedia molto divertente, di circa 2 ore”.
Immagino che lo spettacolo rispetti anche le esigenze del periodo dettate dal Coronavirus
Sì, è uno spettacolo che fa sì che vengano adoperate tutte le regole relative ai distanziamenti. Adesso andare in scena significa seguire delle regole che prima non c’erano, come il distanziamento sociale o il non toccarsi. Questo tipo di testo ci permetteva adattarci completamente alla situazione che stiamo vivendo”. 
Com’è tornare in scena dopo mesi di blocco totale?
Emozionante da una parte, faticoso dall’altra. Perché bisogna rispettare delle regole e non si può fare finta di niente. Questo momento è un modo anche per capire quanto il pubblico abbia voglia di vedere il teatro. Una voglia che io credo ci sia. Bisogna cercare di ricreare una solta di fil rouge che c’era e che poi si è dovuto congelare. Diciamo che si è congelata una situazione, mentre desso è necessario cercare di sbrinarla per ritrovare il sapore. Non sarà più come prima, ma ci sarà un sapore diverso. E’ necessario trovare un nuovo sentimento, sia per il pubblico, sia per gli artisti sul palco”. 
Dove porterete in scena Il Prestito?
E’ nostra intenzione portarlo in scena da inizio stagione e fino a dicembre. Ad esempio, a Roma saremo al Teatro Golden dalla fine di novembre per tre settimane. E’ uno spettacolo che la ‘capitale’ rivede volentieri, anche se anni fa siamo stati in un altro teatro. Il Golden ha 300 posti, mentre con le nuove norme ne avrà 140/150. Ci permetterà di ritrovare, come le dicevo, quel sapore, quel contatto col pubblico che manca da qualche mese”. 
La regia da chi sarà curata?
Da Gianpiero Solari. Un regista che è stato per anni un autore e regista di Fiorello, oltre ad aver lavorato con tanti mostri sacri del cinema e della televisione. La regia originale è la sua, motivo per cui abbiamo ripreso a lavorare con lui”. 

IL SOGNO NEL CUORE DI VINCENZO DELLA CORTE



Il sogno più grande di Vincenzo Della Corte è quello di avviare una soddisfacente e proficua carriera d’attore. Appassionato di sceneggiatura, l’ex pugile scrive così dei film e dei cortometraggi dove crea un ruolo per se stesso, con la speranza di entrare a casa della gente il più possibile e tornare stabilmente a Napoli, la sua città natale che ha dovuto lasciare per trasferirsi a Milano. Attualmente, il campano sta infatti proponendo quattro dei suoi ultimi lavori. 
Sto proponendo alcune mie sceneggiature con la speranza che vengano prodotte, esattamente come è successo col mio primo cortometraggio, che è stato inserito all’interno del film Italian Blood Stories. Nelle mie sceneggiature scrivo sempre un ruolo adatto a me, perché ciò che mi interessa di più è quello di affermarmi come attore. Per questo, ho nel cassetto ancora quattro sceneggiature. La prima, intitolata Non rispondere, parla dell’importanza di non stare al telefono mentre si guida poiché è un rischio per la vita. Ne ho già fatto una versione cortometraggio, che però sperò di riprendere in maniera più professionale, con dei mezzi adeguati. Inoltre, c’è un lungometraggio, in salsa comedy, che parla della difficoltà di trovare un lavoro dopo i 40 e i 50 anni. I protagonisti sono due uomini che perdono il lavoro a inizio film e sono costretti a reinventarsi, proprio per la difficoltà di trovarne un altro. La terza sceneggiatura è, invece, un thriller – che si intitola L'inganno – e parla di mobbing e di femminicidio. L’ultima, che ha sempre una chiave comica di lettura, l’ho scritta con Gianluca Bonucci e tratta il tema del lavoro e dell’immigrazione. Anche lì ci sono argomenti abbastanza importanti, come quello legato ai problemi economici che si innescano quando si ha un’attività che non si riesce a portare avanti. I due protagonisti, entrambi napoletani, ad un certo punto tentano anche di scappare dalle problematiche della loro agenzia immobiliare. Decidono così di immigrare all’estero con un gommone ma, per via di una serie di divertenti situazioni, finiscono per presentarsi in mare col canotto. Escamotage che ho inserito per rendere più leggera la storia. Non a caso, il cortometraggio si intitola Un Canotto Per Due”. 
Nel curriculum di Vincenzo, ci sono diverse partecipazioni, con dei ruoli per lo più negativi, in Un Posto al Sole.
Mi piacerebbe tornare in Un Posto al Sole non più con una figurazione speciale o un piccolo ruolo, bensì nei panni di un personaggio che possa entrare nel cuore degli spettatori. Essere riconosciuto perché faccio ridere ed emozionare, e non nei panni, come mi è capitato in passato nella soap, di un bullo o di un malvivente violento”.
In attesa di sapere se questo sogno si concretizzerà, Vincenzo è tornato da poco sul set di una serie televisiva. 
Sto girando una serie televisiva, che al momento non si sa ancora dove verrà distribuita. Posso anticipare che interpreterò un commissario di polizia e che verrò invecchiato, grazie al trucco. Ho ottenuto il ruolo grazie alla mia conoscenza pregressa con il direttore di produzione, con cui realizzerò un film dedicato alla vita di Luciano Moggi. Per ora, a causa dell’emergenza, di quest’ultimo lavoro abbiamo potuto girare soltanto il trailer a Milano. Tornando alla serie, il direttore di produzione, che mi aveva già visto sul set e conosceva il mio modo di lavorare, mi ha voluto nel cast, anche se la mia età non coincideva con quella del commissario. Un aspetto che fa sì che ogni volta, prima di girare, io debba stare almeno due ore al trucco. Comunque sia, allo stato attuale ho lavorato due giorni, in un paese vicino a Milano, e riprenderò ad ottobre circa. Per me è un’esperienza nuova, anche perché girerò in uno green screen che poi, grazie al lavoro computerizzato, diventerà un bosco”. 
Un ruolo, quello del commissario, che ha dato una botta di energia a Della Corte, in seguito al lockdown totale dovuto all’emergenza coronavirus. 
Non mi aspettavo di tornare così presto sul set. Questo lavoro è stato una manna dal cielo. Faccio una premessa: noi attori viviamo dei periodi di lockdown interiore perché quando non squilla il telefono ci facciamo tante paranoie. Capita dunque che sopraggiunga l’istinto di mollare o di fare dell’altro, ma poi c’è qualcosa che ci sprona sempre ad andare avanti.  La telefonata per la serie è stata quindi una pillola di benessere. Nonostante dovessi girare soltanto due giorni, sono andato sul set due volte in più, con la scusa di incontrare l’actor coach, col solo fine di respirare la sua aria, quell’emozione che mi mancava”. 

GERMANO BELLAVIA E I SUOI SUPER 50 ANNI




Intervista a Germano Bellavia, attore e volto storico di Un Posto al Sole. 
Salve Germano, lo scorso 14 luglio ha festeggiato i 50 anni. Come si sente? Facciamo un po’ di bilanci. 

Beh, parto col dirle che, quando uno arriva a festeggiare i 50 anni, è ovvio che faccia qualche bilancio. Sono contento di quello che ho fatto fino ad ora, ma ho ancora tanti sogni che posso e voglio realizzare. Posso dirle che ci proverò con la stessa determinazione con cui ho vissuto fino ad oggi”.
Mi può accennare qualche suo sogno?
Ne ho davvero tanti. Sogno, ad esempio, di realizzare qualche film. Vorrei inoltre produrre dei videoclip per dei cantautori che mi piacciono. Un altro sogno è quello di tornare in teatro con i miei colleghi Luisa Amatucci e Alberto Rossi che, vent’anni fa, portarono in scena il testo di Duccio Camerini intitolato Né in cielo né in terra, che andò molto bene. Ci è venuto in mente di riproporlo giusto qualche giorno fa, anche se bisogna vedere come evolverà la situazione per via del covid”. 
Da poco è ritornato sul set di Un Posto al Sole. Oltre a quello, si sta dedicando a qualcos’altro?
Sì, ho prodotto il videoclip musicale di un rapper napoletano che si chiama Ivanò. L’abbiamo girato giusto in questi giorni, ad Ischia. Sono molto impegnato con l’azienda di famiglia. Stiamo per aprire un nuovo negozio nella zona dei Campi Flegrei, vicino a Pozzuoli. Si chiamerà Vincenzo Bellavia, ovviamente è sempre legato alle altre pasticcierie che abbiamo a conduzione familiare. Durante il lockdown, abbiamo lavorato ad esempio con lo shopping online, quindi non ci siamo fermati completamente. In precedenza, abbiamo aperto un locale a porta di Roma, mentre adesso ci sarà ad Arco Felice quest’altra attività commerciale che sarà aperta 24 ore su 24”.
Un bell’impegno…
Già, per i nostri lavoratori e per la mia famiglia. Lo facciamo da quasi 100 anni ormai, perché abbiamo iniziato nel 1925 con mio nonno Antonio. Nel 2025 festeggeremo il centenario. Sono 95 anni che vendiamo dolcetti al popolo”.
Tornando al suo mestiere d’attore, immagino non sia semplice lavorare con le nuove restrizioni imposte dal governo…
Diciamo che il set di UPAS è sempre stato molto rispettoso; non abbiamo sentito e non sentiamo tanto la differenza. Fin dal principio della pandemia, abbiamo sempre osservato tutte le misure di sicurezza necessarie e non mi sembra sia cambiato tanto. Nella storia, già lo saprà, non si parlerà mai come sceneggiatura del coronavirus. I personaggi vivranno nel loro mondo, come se l’emergenza non fosse mai avvenuta. Magari fosse vero nella realtà. Speriamo che questo serva agli spettatori per capire che si tratta di una fiction, di qualcosa che non è reale. Perché capita che la gente ci confonda con i personaggi che interpretiamo. Non tutto il pubblico, ovviamente. Comunque, ritengo che non affrontare l’argomento covid possa essere utile per chiarire questo concetto”. 
Dato che abbiamo affrontato l’argomento, come ha vissuto il lockdown? Era preoccupato per il mondo dell’arte?
Continuo ad esserlo, visto che i teatri sono ancora chiusi. Sono preoccupato per l’atteggiamento che le istituzioni e il governo hanno. Non hanno proprio calcolato gli attori come professione. Penso ai circensi, a tutti quelli che lavorano nel mondo dello spettacolo. Non essere considerati è un reato che lo Stato italiano commette nei confronti dei professionisti. Ce ne sono tanti”. 
Effettivamente sembra che questa crisi abbia messo un po’ il vostro lavoro in secondo piano. Come se foste una categoria di serie b. 
Esatto, ma se ci pensa non esistono soltanto i medici che curano il corpo per guarire. C’è bisogno anche degli artisti che curano il cuore e le anime delle persone. Patch Adams, il film di Robin Williams, ne è la dimostrazione. Si può guarire anche solo facendo ridere, generando sorrisi. Gli artisti sono delle creature che vanno tutelate. Lo stato non deve ignorarle”.

UN'ESTATE LIVE PER EMANUELA TITTOCCHIA






Per Emanuela Tittocchia è cominciata un’estate nelle migliori piazze italiane, all’insegna della musica e dell’intrattenimento. L’attrice e opinionista tv è infatti tra i conduttori dell’evento Estate Live. 

Estate Live è curato da Rai Pubblicità e dal Gruppo Eventi di Vincenzo Russolillo. E’ un segno concreto per dare la giusta ripartenza al nostro paese, che negli scorsi mesi è stato senz’altro messo a dura prova dall’emergenza coronavirus. Ci muoviamo grazie ad un mega truck, ossia un bellissimo camion che, quando occorre, si apre e diventa il nostro palco. Per quanto riguarda le tappe, ce ne sono ancora tante, alcune da definire nei dettagli. Va in scena sia il sabato e la domenica. Io conduco le serate del sabato”. 
Un’esperienza che sta consentendo ad Emanuela di incontrare anche tanti artisti, che può intervistare per scoprire aneddoti legati alle canzoni più importanti che hanno scritto.
Abbiamo avuto il sassofonista Enzo Avitabile che, oltre ad aver raccontato a me e al pubblico presente alcuni aneddoti legati alla sua carriera, ha presentato i suoi brani di maggior successo. Diciamo che sul palco si sono alternati e si alterneranno vari artisti, tra cui Michele Zarrillo. Non so ancora dire bene tutti i nomi, visto che il tour andrà avanti fino al 16 agosto. Ad ogni modo, Estate Live è una spettacolo che mette al centro la musica, ma è pure intrattenimento per chi lo segue”. 
Un impegno che va in scena ogni weekend, tenendo conto delle norme in materia Covid-19.
Quello con Estate Live è un impegno importante. Grazie a questi spettacoli, tra i primi a ripartire dopo il lockdown, noi artisti stiamo riassaporando la bellezza del nostro lavoro. Ovviamente, la situazione è completamente sotto controllo: stiamo mantenendo i dovuti distanziamenti sociali, anche nel pubblico presente in ciascuna tappa”.
Un tour che parte dalla Campania, una regione a cui la Tittocchia è molto legata.
“Tra i miti della mia infanzia c’è Totò. Fin da bambina ho visto i suoi film, che ammetto di conoscere a memoria. Ho sempre apprezzato sia le canzoni, sia il teatro napoletano, senza dimenticarmi del grande Eduardo De Filippo. La storia e la cultura della bella Napoli, insomma. Sono felice di poter risalire sul palco proprio a partire dalla Campania”. 
Tra le città scelte come tappe per Estate Live ci sono Caserta, Sapri, Napoli, San Giorgio a Cremano e Benevento. 

CLAUDIA CONTE SU UN SET INTERNAZIONALE




Dopo le riprese di “Social Life”, lo short movie sulla dipendenza da social, L’attrice Claudia Conte torna sul set ancora una volta diretta dal regista di Los Angeles Stephane Ahidjo.
“S.O.S.” è il titolo del nuovo short movie contro il bullismo e il cyberbullismo prodotto dalla World Citizen SHA. Il nuovo progetto cinematografico pone l’attenzione sull’incapacità di chi è vittima di violenza di parlare e denunciate gli abusi ricevuti. Accanto alla Conte quattro giovanissimi protagonisti, i fratellini Davide, Domitilla e Damiano figli del noto medico romano Dario Apuzzo ed il sedicenne Emanuele Rullo.
Le riprese si sono svolte sul litorale di Anzio, Lido dei Pini.
“Sono sempre felice di partecipare a progetti legati al sociale, che possano far riflettere su problemi importanti. Quando si tratta di bambini, poi, si ha il dovere morale di fare del proprio meglio per aiutarli ad avere un futuro sereno.” Queste le parole della giovane interprete Claudia Conte che presto vedremo anche al cinema nel film Resilienza di Antonio Centomani contro la violenza sulle donne.

ORNELLA GIUSTO TORNA IN TEATRO



E’ tempo di tornare in scena anche per l’attrice siciliana Ornella Giusto, volto della soap daily di RaiUno Il Paradiso delle Signore. Venerdì 7 agosto alle 21.00, la donna sarà infatti una delle protagoniste, a Castello Ursino (CT), dello spettacolo “Storie di una capinera”, tratto dall’opera di Giovanni Verga. 
In questa rappresentazione, la catanese porterà alla luce il poeta catanese, rappresentante della tradizione letterale siciliana che lei stessa ama. Per tale ragione, la Giusto darà lustro ad alcuni celeberrimi passi di Giovanni Verga tratti da “Storie di una capinera”. Nello specifico, Ornella impersonerà Maria, la giovane “capinera” rinchiusa in convento e costretta a rinunciare all’amore e alla spensieratezza della gioventù. La Giusto si porrà come obiettivo principale quello di emozionare il pubblico presente, cimentandosi in alcune e struggenti letture intime tratte proprio dal romanzo di Verga. 
Per creare la giusta atmosfera, l’artista si avvarrà del maestro Davide Sciacca alla chitarra e della ballerina Olga Stornello con le sue coreografie, mentre le musiche saranno a cura di Andrea Amici, Vincenzo Bellini e Giuseppe Romeo. Il fotografo di scena sarà, invece, Dino Stornello. Tutti elementi utili per far sì che le letture vengano interpretate con il giusto pathos e con la giusta compenetrazione. 
Per assistere allo spettacolo, il cui ingresso è gratuito, bisogna prenotarsi obbligatoriamente o tramite la mail prenotacapinera@gmail.com o tramite il numero di cellulare 3465186585.