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venerdì 21 novembre 2025

CE STEVA 3 VVOTE di Manlio Santanelli al Piccolo Teatro Porta Catena domenica 23 novembre

 


Basile, letterato partenopeo di epoca barocca, per primo adoperò la favola di tradizione orale per farne forma di scrittura popolare stilisticamente composita. Nel suo capolavoro, "Lo cunto de li cunti", o “Il Pentamerone”, racconta una serie di fiabe che hanno ispirato, e continuano a farlo, celebri favolisti europea come Perrault, Andersen o i fratelli Grimm, dando vita ad opere famose coma “Cenerentola”, “La bella addormentata nel bosco”, “Raperonzolo”.


Manlio Santanelli da sempre mescola nella sua scrittura la profondità e l’assurdità della vita reale (… o anche no) con un’ironia decisamente di matrice partenopea, sempre argutamente in equilibrio tra il comico e il tragico. Altra cifra distintiva del suo scrivere, la capacità di tessere un linguaggio originale, sorprendente, che amalgama l’italiano con la lingua napoletana, fino a farli fondere e confondere.


Nelle sue nuove favole, però, impera un idioma, a volte addirittura ‘inventato’, che non ricorre né al napoletano a noi più familiare, né all’italiano, ma ci fa rivivere l’incanto, l’efficacia narrativa e la sonorità di testi di ‘basiliana’ memoria.


Queste favole - nella loro scrittura antica, nel loro linguaggio nato per la lettura più che per la scena - diventano teatro grazie a due interpreti rigorosi come Federica Aiello e Maurizio Murano. La regia è minimalista, ironica, e in alcuni “a parte” ci porta fuori dalla racconto per parlarci con la voce non dei personaggi ma degli attori stessi.

 

 

Note dell’autore

Lo spettacolo che ha per titolo “Ce steva 3 vvote” si articola intorno a tre favole tratte dal libro “DIECI FAVOLE ANTICHE alla maniera di G.B. Basile” di Manlio Santanelli.


Le favole, nell’ordine in cui verranno rappresentate, sono “Lo cunto de Ficuciello”, “Lo rre e la zoccola” e “Lo cunto de Briggetella”.


Va da sé che, per vivacizzare laperformance, a volte i due attori assecondano i dialoghi contenuti nelle favole, altre volte si alternano nella narrazione delle stesse seguendo un criterio che non risponde tanto alla logica quanto alla suggestione dei contenuti stessi.


Lo spettacolo non ricorre a trucchi scenici o a costumi particolari, ma punta unicamente sulla versatilità degli attori che lo interpretano. Non a caso alla voce “regia” si legge “quanto basta”.

Il senso ultimo, di conseguenza, risiede nell’intenzione di ricreare il tipico clima nel quale unnarratore si rivolge a un bambino per propiziare il sonno della notte.




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