Identità Mediterranea ha confermato per il secondo anno consecutivo la sua presenza durante l’appuntamento più importante e prestigioso dell’anno presso l’ambasciata del Messico a Roma: la celebrazione del 215° Anniversario dell’Inizio della Liberazione del Messico. La piccola associazione culturale fondata da Gaetano Cataldo ha organizzato, così come per la precedente edizione, il brindisi augurale presso la relativa sede diplomatica capitolina, un brindisi che, grazie all’insediamento del nuovo ambasciatore vale il doppio.
Dunque, lo scorso 19 settembre all’Ambasciata del Messico i calici di Vino Italiano, a dimostrazione del fatto che gli oltre 150 anni di relazioni diplomatiche bilaterali hanno consolidato gli scambi interculturali con grande spirito di stima e solidarietà, per non parlare del grande apprezzamento che il popolo messicano ha per il Made in Italy, hanno fatto scintillare la prestigiosa serata celebrando sia il giorno della Liberazione del Messico che l’inizio della carriera diplomatica di di Genaro Fausto Lozano Valencia, politologo, accademico e giornalista, nominato nuovo ambasciatore del Messico in Italia da Claudia Sheinbaum, presidente degli Stati Uniti del Messico.
In un contesto decisamente esclusivo e di altissimo rango, è stato Gaetano Cataldo, in qualità di founder di Identità Mediterranea e miglior sommelier dell’anno al Merano Wine Festival, a selezione le cantine e i vini da assaggiare, ovviando a una scelta basata sulla trasversalità territoriale, la diversificazione del modello enologico e del profilo sensoriale, oltre che sull’abbinamento con la cucina messicana, le cui pietanze sono state preparate direttamente da Diana Beltrán, ambasciatrice dell’arte culinaria di questo storicissimo paese, dalle profonde radici culturali.
Ed è proprio Gaetano Cataldo a supportare la tesi secondo cui la Cucina del Messico e il Vino Italiano abbiano straordinarie possibilità di abbinamento. La gastronomia italiana e quella messicana hanno in comune il loro essere mosaico di tante cucine regionali e la caratteristica di essere frutto di una stratificazione di popoli, etnie, consuetudini e tradizioni. Per quanto evidentemente diversa negli ingredienti, nell’uso delle spezie e nelle preparazioni, la cucina messicana vede nella biodiversità delle uve italiane e nello stile enologico del nostro Paese infinite possibilità di abbinamento e, se il Messico costituisce un vero e proprio continente, è altrettanto vero che l’Italia è capace di proporre vini di ogni latitudine e suolo ed un’ampia possibilità di sperimentare a tavola.
“La serata non poteva non avere successo e l’apprezzamento dei vini di tutte le cantine presenti è stata la massima soddisfazione per la piccola associazione culturale che ne ha veicolato le virtù, la filosofia produttiva e il territorio”, sostiene Gaetano Cataldo, che così seguita:
“Essere riconfermati per il secondo anno consecutivo è stato un onore e un privilegio, probabilmente un segno del fatto che Identità Mediterranea sta lavorando bene dal punto di vista culturale, creando un ponte ideale tra due Paesi avvicinati dal simil tricolore, da un approccio decisamente passionale e inclusivo e anche per via di un altro dettaglio, per niente trascurabile: la Cucina Messicana, esattamente come la nostra, non è una cucina unitaria e nazionale, ma un meraviglioso insieme, come un mosaico, di cucine regionali, le quali concorrono alla creazione di una delle gastronomie più ricche e complesse al mondo.
Gli scambi interculturali sono sempre stati nelle corde dell’associazione e lo dimostrano gli svariati eventi cui partecipiamo ogni anno e che provvediamo ad organizzare. Non potrebbe essere diversamente per una cultura millenaria come quella messicana, la cui arte culinaria è molto incline al maridaje con i vini italiani.
Va anche detto che, anche se il nostro approccio non può che essere anzitutto culturale, finalizzato allo scambio bilaterale tra sapori e conoscenze dei due Paesi, occorre fare un’osservazione lucida sulle grandi opportunità che il mercato messicano ha da offrire alle cantine italiane.
Il Messico nel 2022 è risultato essere il ventiduesimo mercato di sbocco a livello mondiale per le esportazioni italiane del vino, ma l’interesse per il prodotto italiano è in forte crescita e c’è necessità di attività promozionale per aumentare il livello di conoscenza della varietà enologica italiana e recepire l’eventuale introduzione di nuove tipologie. Con una popolazione complessiva di 130 milioni di abitanti, ben oltre il doppio del nostro Paese, di cui il 51% femminile, un tasso di fertilità annua di 1,80 nascite per donna e un’età media di 32 anni il Messico si conferma come una nazione relativamente giovane dal punto di vista demografico. I dati economici del Paese centro-americano sono decisamente incoraggianti: sono oltre 3,207 le migliaia di miliardi di USD quelle che compongono il reddito nazionale lordo, 1,789 migliaia di miliardi di USD attengono al prodotto interno lordo, con un tasso di crescita del PIL del 3,2% annuo e un PIL pro capite di 13.790,02 USD. Tre messicani su quattro vivono nei principali centri urbani e solo una esigua parte della popolazione vive nei pueblos. Uno degli aspetti che meglio lega il Messico all’Italia, al di là della latinità, è l’approccio alla gastronomia: entrambi i Paesi vedono, più che una cucina nazionale, un mosaico di cucine regionali, fatto di saperi e tradizioni che contano millenni, oltre che di materie prime eccellenti. Se non si volesse considerare che i messicani sono dei veri e propri gourmet, si tenga presente che la sola Città del Messico è una delle metropoli con la più alta concentrazione di ristoranti italiani al mondo. Naturalmente ciò costituisce la ratio su cui si basa la necessità di prendere in seria considerazione il mercato messicano per il commercio del Made in Italy. Naturalmente sarebbe riduttivo immaginare che il target debba essere rappresentato dalla sola Città del Messico, poiché il Paese tutto, dalla Penisola dello Yucatan all’isola di Cozumel, dalla regione di Guadalajara alla Baja California, ha desiderio di prodotto italiano, e lo dicono i dati: dal 2019 ad oggi, nonostante la parentesi della pandemia da coronavirus, le esportazioni del Made in Italy, tra automotive, moda e agroalimentare, sono aumentate del 300%. Particolarmente per il vino italiano ecco alcuni dati: l’esportazione totale di materia prima enologica in tutte le forme è valsa 52 milioni di euro nel 2019, 40 milioni nel 2020, 49 milioni nel 2021, 58 milioni nel 2022, 65 milioni nel 2023 e 40 milioni nel 2024 (statistiche effettive della Commissione UE). Non si può parlare di contrazioni o flessione del mercato messicano rispetto al vino, malgrado il trend altalenante dei volumi di affari: intanto non scendere sotto la soglia dei 40 milioni di euro è un dato assolutamente positivo, ma ciò che deve poter essere considerato è uno scarso impegno sulle attività di marketing e di comunicazione del vino in Messico; guarda caso, nel 2023 le esportazioni verso il Messico risultano quelle con una quota di vendite più consistente. È un caso? Assolutamente no: l’ICE promosse quell’anno la BORSA VINI a Città del Messico con la partecipazione di importatori, distributori, ristoratori, giornalisti e wine bloggers, portando a compimento un lavoro avviato con le aziende vitivinicole nel 2022. Se in quell’anno, come specificato all’inizio di questo modesto rapporto, il Messico è risultato essere il 22° mercato di sbocco mondiale per le esportazioni di vino cosa è successo la seconda presidenza Trump, la contrazione effettiva del mercato statunitense e l’applicazione imminente dei dazi? Semplice: il mercato messicano è diventato più favorevole, decisivo ed essenziale per il vino italiano. Oltretutto, se si considera che il corridoio Messico-California è la migliore opportunità di tariff jumping rispetto ad una esportazione diretta verso gli Stati Uniti, le conclusioni che si possono trarre sono evidenti”.
Merito delle cantine, sostiene Gaetano Cataldo, senza la cui fiducia e la condivisione dei valori sociali di identità Mediterranea poco si potrebbe fare. Decisamente è stata un’occasione unica per Identità Mediterranea che, soltanto grazie a dodici cantine di alta rappresentatività e provenienti da diverse regioni italiane, ha potuto confermare la sua cooperazione con la sede diplomatica messicana, onorandosi di aderire alla serata del 215° Anniversario di Liberazione del Messico, dando il più solidale benvenuto al nuovo ambasciatore con il meglio della produzione enologica, con una selezione trasversale che ha coinvolto le regioni del Veneto, della Lombardia, della Campania e della Puglia.
Dall’area di Conegliano Valdobbiadene, e quindi dalle colline di Cartizze, alle rive del Lago di Garda, sino all’altopiano calcareo delle Murge, la selezione delle aziende vitivinicole non poteva non includere il Massico, i Campi Flegrei, l’Agro Aversano, il Vesuvio e l’Irpinia, con buona rappresentatività e diversificazione dello spaccato enologico nazionale e del suo potenziale. Tale potenziale si è espresso mediante i diversi stili enologi e filosofie produttive, con il fil rouge della qualità indiscutibile del vino, ma anche attraverso le diverse sfumature di vini provenienti da aree con peculiarità specifiche. Ciò si è tradotto in gradimento palatale con soddisfazione del pubblico, ma anche in future opportunità commerciali con il Messico.
Durante la serata i sapori della gastronomia del Messico più autentica hanno deliziato il palato esigente degli ospiti presenti in sala e non poteva essere diversamente: a preparare le elaborate ricette è stata, come anticipato prima, niente poco di meno che Diana Beltrán. Originaria di Acapulco, Diana Beltrán ha il merito di aver portato in Italia l’autentica cucina messicana, fondando ristoranti come La Cucaracha ed El Tiburon a Roma. Apprezzatissima in patria, conosce benissimo la cucina capitolina e quella italiana in generale, restando un punto di riferimento per l’ambasciata e la cultura messicana. Diana, oltre alle altre leccornie, ha preparato i chiles en nogada: nel giorno dell’Indipendenza del Messico ogni messicano che si rispetti mangia questo piatto gustosissimo, letteralmente “peperoni in salsa di noci”, che con i suoi colori emula la bandiera e i valori di fede, unione e indipendenza.
Le prestigiose Cantine partecipanti alla serata di gala…
Direttamente da Valdobbiadene la Cantina Bottignolo, la cui storia ha avuto inizio verso il 1600, con il Prosecco dei Bethignoli, ha dispiegato bollicine di qualità a tutto spiano per l’evento, portando con sé un’esperienza di oltre tre secoli che si è consolidata grazie alla passione di Gino e Romangela Bottignolo. Oggi Cristian e Alessandro, sulle orme dei genitori e con la stessa dedizione, proseguono una tradizione che negli anni ha consentito di affinare l’arte spumantistica, dando vita a prodotti di innovazione e proiettando il loro territorio in tutto il mondo.
La famiglia Bulgarini ha confermato per la seconda volta la sua presenza assieme a Identità Mediterranea; la sede della cantina è ubicata a Pozzolengo, un territorio cerniera che imbriglia enologicamente tanto il bresciano quanto il veronese, dedicandosi pertanto alla tradizione vitivinicola di entrambe le aree, affacciandosi con nuovi tenimenti verso il friulano. Vicinissima al Lago di Garda infatti, la Cantina Bulgarini è tra i migliori produttori ed interpreti delle uve Turbiana, traducendole magistralmente tutte le sue espressioni. Tra le referenze attentamente selezionate l’elegantissima Lugana nella versione metodo classico, affinata 40 mesi.
L’Azienda Agricola fondata da Pietro Vezzoso a Falciano del Massico nel 2021 conta sulla passionalità e l’energia di una giovane cantina, che però affonda le proprie radici nella terra che ha dato alla luce il Falerno del Massico, il vino più celebre dell’Antica Roma, e nella tradizione familiare dell’allevamento della vite che perdura da molto più tempo. La Cantina Vezzoso, già vincitrice di diversi wine awards, ha voluto portare agli ospiti dell’Ambasciata del Messico anche il pregiato vino tanto decantato attraverso i versi di poeti come Catullo, Marziale e Orazio.
Le famiglie Benfidi e Vanacore sono state un riferimento per la viticoltura di Villa di Briano, nell’Agro Aversano, sin dai primi decenni dell’800, iniziando la produzione dell’autoctono Asprinio di Aversa, raccogliendone l’uva dai terreni di loro proprietà, con il sistema ad alberata che tutt’oggi definisce eroico il vino che ne viene prodotto. Le cantine di famiglia sono state ricavate scavando a mano nel tufo, fino ad una profondità di 15 metri sotto terra. L’attività agricola, oggi nelle mani dei cugini Corrado Benfidi e Leonardo Vanacore, è proseguita ininterrottamente per 4 generazioni, attraversando pertanto tutta la storia d’Italia fino a nostri giorni, portando attualmente la produzione degli storici vitigni casertani, inclusi il Pallagrello Bianco, Il Pallagrello Nero e il Casavecchia, ai massimi livelli. Cantine Palazzo Marchesale, sia per gli ospiti che come omaggio all’ambasciatore, hanno puntato sul Brianò, spumante metodo charmat da Asprinio di Aversa, frutto della collaborazione tra gli enologi Stefano Ferrante e Danilo Trabucco.
Il Quarto Miglio, storica cantina fondata da Raffaele Verde, è un riferimento imprescindibile della viticoltura del Campi Flegrei e, soprattutto, dell’allevamento di viti autoctone su piede franco. Raffaele, da sempre rapito dall’amore per la viticoltura, ha passato il testimone a suo figlio, Ciro Verde, oggi alla guida sia agronomica che enologica. In omaggio alla serata di gala per la Liberazione del Messico Il Quarto Miglio non poteva che proporre il Piedirosso e la Falanghina dei Campi Flegrei, quest’ultima in diverse versioni che ben riflettono la caratterizzazione di un territorio sospeso tra lava vulcanica e salsedine. Anche Ciro Verde ha voluto confermare la sua partecipazione per il secondo anno.
Siamo nel comune di Trecase, precisamente in Località Bosco del Monaco, e dai filari accarezzati dalla brezza marina, con circa 4 ettari di vigne, è possibile sostare in un naturalistico scenario, sospesi tra il Vesuvio e l’azzurro del Mar Tirreno. Nel contesto nazionale Casa Setaro è un punto di riferimento dell’enologia napoletana e visitarla è un po’ come andare su di una terrazza panoramica da cui si riesce a scorgere agevolmente l’Isola di Capri. Fumanti bollicine vulcaniche da uve Caprettone e tutta la carica dei terreni lavici nei vini da Piedirosso hanno fatto scintillare i calici durante l’esclusiva serata diplomatica.
Da un quadrante diverso del Complesso Vesuvio-Monte Somma, precisamente da San Giuseppe Vesuviano, anche Vigne Ambrosio ha preso parte alla serata esclusiva presso la sede diplomatica del Messico a Roma. Con un retaggio storico che ha portato la cantina, oggi capitanata da Ferdinando Ambrosio, ad essere fornitrice della Real Casa di Borbone, della Santa Sede e della Real Casa di Spagna, con esportazione dei celebri vini vesuviani negli Stati Uniti d’America, le referenze enologiche hanno destato un certo interesse tra i convitati, distinguendosi per un modello produttivo improntato tra la tecnica e l’artigianalità.
Ciro Urciuolo e sua moglie Caterina Tammaro hanno raccolto e rilanciato l’eredità vitivinicola delle rispettive famiglie di origine. La cantina Urciuolo è in costante crescita, vantando una copiosa ma attenta produzione di vitigni autoctoni, sino ad avere la gestione di numerosi vitigni provenienti da altre aree del Sud Italia, soddisfacendo tanto i palati italiani che internazionali. Con una scelta fortemente voluta dalla proprietà e piuttosto situata, vini Urciulo ha portato ai banchi di assaggio la sua linea più moderna e innovativa, per quanto ispirata dai valori familiari e dalla ventennale esperienza della maison: gestita direttamente dal giovane e promettente enologo Davide Urciuolo, la linea enologica Danimi ha brillato per il suo Taurasi, elegante, territoriale e cosmopolita al tempo stesso. È dall’area di Celzi e Forino, loro territorio di origine, dai cui boschi è stato ricavato il tipico verde della bandiera irpina.
La Cantina Giovanni Molettieri ha iniziato il suo percorso produttivo nel 1999, fondando la propria sede a Montemarano, nel cuore dell’Irpinia, tra le colline sinuose e gli impervi declivi di un territorio di grande storicità, oltre che altamente vocato per la viticoltura. Durante quasi trent’anni di attività il fondatore, Giovanni Molettieri, persegue un’attività che nell’esperienza della cura delle viti è ad impronta familiare, in quanto pratica tramandata di padre in figlio, diventando quindi un’eredità preziosa accumulata nel tempo attraverso la vinificazione, fatta sì di duro lavoro e sacrifici, ma anche in passione e fiducia, tanto nei propri mezzi che nel territorio. Per il secondo anno a celebrare il Messico con Identità Mediterranea, Giovanni Molettieri si è distinto soprattutto per il Campi Taurasini Doc.
Ubicata tra le colline di Montemiletto, immersa in un paesaggio che diventa anche teatro un teatro della contemplazione della natura, Tenuta Donna Elvira costituisce una cantina relativamente più giovane, avendo iniziato la sua avventura enologica nel 2010, ma ha radici altrettanto profonde, narrando qualcosa di significativo: infatti essa è costruita sul sogno di Tony Fink e della sua famiglia, che più che vivere un turismo delle radici, ha a che fare con l’enologia delle radici e del ritorno alla terra natia di sua madre, donna Elvira, cui ha dedicato l’azienda agricola, che vanta possedimenti anche a Santa Paolina e Montefusco. Grazie alla direzione virtuosa ed innovativa dell’agronomo Mirco Colella e all’enologia di Arturo Erbaggio, la Tenuta Donna Elvira vanta una produzione meticolosa, sostenibile e dal grande appeal territoriale. Per la prima volta alla serata di gala presso l’ambasciata del Messico, l’azienda agricola di mr. Fink ha onorato la sede diplomatica del brindisi celebrativo per la presentazione della biografia di Julio Iglesias a cura di Ignacio Peyró nel luglio scorso.
È una veterana della vitivinicoltura irpina e ne è ambasciatrice nel mondo, ha avuto l’onore di essere inserita nella carta del vino creata da Gaetano Cataldo durante la cena in Casa Messico al momento degli accordi bilaterali per la partecipazione dell’Italia alla fiera internazionale del libro di Guadalajara, è stata selezionata per celebrare la famosa ballerina Triana Botaya e, per la seconda volta, onora Identità Mediterranea della sua presenza alla serata di gala del 215° anniversario della Liberazione. L’estensione degli ettari vitati di proprietà di Agricola Bellaria e la loro diversificata ubicazione nel territorio avellinese è una dimostrazione di quanto le cantine della famiglia Maffei, con sede a Roccabascerana, abbiano a cuore i concetti di zonazione e di vocazionalità del terreno a seconda dei vitigni di riferimento. Dai vitigni autoctoni irpini alla Falanghina e alla Coda Rara, l’azienda agricola, affidata alla gestione esperta di Antonio Pepe, fonda la sua produzione sull’innovazione e la riconoscibilità dei vini di questa terra. La raffinatezza del Greco di Tufo e del Fiano di Avellino, il mare in montagna per i bianchisti più esperti, non è passata inosservata.
La cantina Fatalone, a Gioia del Colle, è situata precisamente in Località Spinomarino; un primo impianto della tenuta è stato costruito verso il XIX secolo da Nicola Petrera, che in quest’area elesse dimora, eseguendo lavori di disboscamento e scavi per la realizzazione di pozzi che garantissero una buona riserva d’acqua, preservando le rocce estratta di cui è fatta l’antica masseria, sormontata da un triangolo scolpito quale riferimento cartografico. Il legame di Nicola Petrera con il Primitivo di Gioia del Colle era così passionale e radicato da essere stato trasmesso agli attuali eredi, con un primo passaggio di testimone a Filippo Petrera che, sposata Rosa Orfino, che coraggiosamente nobilita il vitigno, i cui frutti venivano impiegati come uva da taglio, creando la prima bottiglia di Primitivo in assoluto e fondando il relativo consorzio di tutela. Oggi è Pasquale Petrera, la quinta generazione, a tenere le redini aziendali, proiettando la cantina Fatalone sul panorama enologico internazionale, tenendo fede alla tradizione familiare e diventando precursore degli organic wines, investendo sulle pratiche biologiche da alcuni decenni. Il Greco del pianoro gioiese e le espressioni del Primitivo, la cui storia è sorta in queste terre, hanno fieramente rappresentato la regione Puglia presso l’ambasciata del Messico. Autentico, biologico e sostenibile sono i pilastri su cui poggiano i valori dei Petrera, con un profondo rispetto per la natura.
Recentemente tutte le cantine sono state raggiunte da una lettera di gratitudine e di encomio da parte dell’ambasciatore Valencia, a dimostrazione che il lavoro ben fatto è sempre apprezzato e che la meritocrazia resta pur sempre un valore attuale.
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