Un racconto duro e poetico, capace di attraversare il tempo e di farsi specchio delle contraddizioni della nostra società: Bambine, dal racconto di Alice Ceresa, prende vita in scena grazie all’ideazione e alla messa in scena di Michela Cescon. Evelina Rosselli e Giada Ferrarin incarnano l’universo infantile evocato dall’autrice svizzera, restituendo una pluralità di voci e immagini che oscillano tra gioco e disciplina, tra innocenza e controllo. La parola letteraria si intreccia con il linguaggio teatrale in uno spazio scenico simbolicamente non allestito per raccontare quanto una scrittrice come la Ceresa non abbia mai avuto uno spazio preparato per lei.
Prodotto da PAV e realizzato in collaborazione con Teatro di Dioniso, con il contributo del MiC – Ministero della Cultura e della Regione Lazio, Bambine – dopo aver debuttato il 4 ottobre all’Ex Mercato di Torrespaccata, prosegue la sua tournée per Roma e Lazio: dal 16 al 19 ottobre al Teatro Biblioteca Quarticciolo. Lo spettacolo sarà poi in scena anche al Teatro La Fenice di Arsoli (12 ottobre), al Sessantotto di Latina (24 ottobre) e al Teatro Manlio di Magliano Sabina (31 ottobre), a comporre un ampio itinerario che attraversa il Lazio e porta lo sguardo di Alice Ceresa in diversi contesti culturali del territorio.
Lo spettacolo Bambine è la prima parte del progetto Lessemi, una trilogia, con la regia di Michela Cescon, sulla riscoperta della letteratura femminile del ‘900 composta da Alice Ceresa, Anna Banti e Dolores Prato. Tre melologhi per dare voce alla storia delle donne attraverso la loro letteratura.
“Occorre disegnare, per incominciare…”
Inizia così Bambine, il lungo – e ultimo compiuto – racconto di Alice Ceresa, uscito nel 1990 per Einaudi. Una delle più grandi scrittrici della seconda metà del ‘900 e insieme la più sconosciuta e ignorata. Apprezzata e incoraggiata da Calvino, Manganelli, Pavese e dalla Ginzburg, di lei abbiamo edite poche cose, che lasciano però senza fiato. Riluttante a pubblicare per una severa autocensura e sensibile ad ogni sfumatura, consegnava solo quando, leggendo e rileggendo, la sua prosa le sembrava avesse superato “quel rumore di fondo”, come chiamava lei l'imprecisione, che tanto la disturbava. Nell’Archivio svizzero a Berna, dove si possono trovare i suoi manoscritti, ci sono infatti non pochi inediti che portano il fascino di una scrittura carica di energia e coraggio, che tratta con ossessione ripetuta fondamentalmente due temi: la condizione femminile e l’istituzione famigliare.
Bambine è la storia di "una piccola famiglia, un nucleo sottovuoto”, il destino di due sorelle, due “piccole donne”, di cui non sapremo mai il nome, osservate tra le mura domestiche, dall’infanzia fino all’adolescenza, e assoggettate alle dure leggi della famiglia, per diventare, ma con modi diversissimi (la più grande per assimilazione di modelli, la più piccola per dissenso e trasgressione), due entità autosufficienti e separate. Un racconto/esame, preciso e ferocemente ironico, quasi da entomologa, di quel fenomeno incomprensibile e necessario che sono i legami famigliari. Per la Ceresa niente risulta scontato, niente risulta ovvio, in un questo compito immenso, ovvero il ripensare le radici dell’esistenza femminile.
Ceresa scrive per immagini, per frammenti visivi pagine vorticose, ironiche, in un italiano tutto suo, che viene proprio dall’intelligenza. Nata in Svizzera avrebbe potuto scrivere in tedesco, in francese, ma lei sceglie l’italiano, forse perché poi si rifugia a Roma e, come scrive Patrizia Zappa Mulas nell’ accurata introduzione all’edizione de La Tartaruga del 2004, il suo “è un italiano in bianco e nero”. Un linguaggio stupendo, personale che mi ha lasciata incredula, quando l’ho incontrato alcuni anni fa. In scena due giovani e talentuose artiste che ci condurranno attraverso il racconto scambiandosi continuamente voci e suoni. Un’attrice e una musicista giocheranno tra loro arricchendo la scrittura della Ceresa con tutte le loro abilità, per far ritornare le atmosfere, le sensazioni, i personaggi, i luoghi e l’ironia di cui Bambine è ricco. Un melologo per un tributo a questa autrice meticolosa e destabilizzante, una scrittrice che ricerca e che esplora. Ed è eccitante trovarsi tra le mani un materiale così prezioso sapendo che è uscito da una donna che artisticamente ha accettato e sopportato la libertà di un percorso artistico volutamente di solitudine. Michela Cescon
Michela Cescon
Attrice, produttrice, regista. Si è formata alla scuola per giovani attori del Teatro Stabile di Torino diretta da Luca Ronconi ed esordisce giovanissima nel 1995 come protagonista del Ruy Blas di Victor Hugo per la regia dello stesso Ronconi. Nel 1996 comincia la collaborazione con l’attore regista Valter Malosti e la sua compagnia Teatro di Dioniso. Successivamente collabora tra gli altri con Toni Servillo, Roberto Andò e Marco Tullio Giordana. Dal 2018 assume la direzione artistica del Teatro di Dioniso. Nel 2003 avviene l’incontro con il cinema, Matteo Garrone la sceglie come protagonista per “Primo Amore”. A seguire lavorerà con Marco Tullio Giordana, Ferzan Ozpetek, Franco Battiato, Alessandro Angelini, Simona Izzo, Marco Bellocchio, Marco Filiberti, Cristina Comencini, Lucio Pellegrini, Federico Zampaglione, Roberto Andò, Fabio Venditti, Roahn Johnson, Donato Carrisi, Marco Ponti, Paolo Sorrentino, Michele Soavi, Ivano De Matteo, Marco Bonfanti, Giulio Bertelli e Elisabetta Sgarbi. Nel 2009 arriva il primo progetto televisivo con Alex Infascelli per Sky Cinema, poi per Rai1 con Marco Turco, e con Gianluca Tavarelli Nel 2014 prende parte alla prima stagione della serie “Braccialetti Rossi” di Giacomo Campiot, e per Canale5 ad un film su Libero Grassi di Graziano Diana. Nel 2023 entra nella seconda serie di Blanca. Nel 2010 fonda la Zachar Produzioni S.r.l. e debutta alla regia con il cortometraggio “Come un soffio” che viene presentato al Festival di Venezia nella sezione ufficiale Controcampo. Nel 2012 produce la trilogia di Tom Stoppard “The Coast of Utopia” con 68 persone impegnate, per un totale di 9 ore di messa in scena per la regia di Marco Tullio Giordana. A seguire produce “Good People” di David Lindsay Abaire con la regia di Roberto Andò e “Il Testamento di Maria” di Colm Toibin sempre con la regia di Marco Tullio Giordana. Nell’autunno 2019 debutta al Piccolo Teatro di Milano con la sua prima regia teatrale da un testo di Alberto Moravia “La donna leopardo”. A gennaio 2020 gira il suo primo lungometraggio “Occhi Blu” prodotto da Palomar e Tempesta Film con Valeria Golino, Jean-Hugues Anglade e Ivano De Matteo. Nella primavera del 2022 debutta all’Auditorium Parco della Musica di Roma la sua seconda regia teatrale “L’Attesa” di Remo Binosi con Anna Foglietta e Paola Minaccioni. Diversi i premi e riconoscimenti tra i quali: Premio Eleonora Duse, Premio Ubu, Premio Flaiano, Premio della Critica Teatrale, Premio Le Maschere, Globo D’Oro, David di Donatello e Nastro D’Argento.
Evelina Rosselli
Evelina Rosselli, Roma, 1994. Si laurea con lode in Filosofia nel marzo 2017. L'anno successivo viene ammessa all'Accademia D'arte Drammatica Silvio d'Amico di Roma. Si diploma in recitazione nel marzo 2021. Nell'estate del 2019 incontra Claudia Castellucci a Lisbona durante il workshop sul Trattamento delle Onde. Frequenta tuttora alla Scuola Cònia, di Claudia Castellucci, a Cesena. Ha incontrato e approfondito gli studi sulla maschera e sulla marionetta. Per tre anni consecutivi si esibisce presso la Biennale di Venezia come performer (ha recitato in “uno sguardo estraneo, ovvero come la felicità è diventata una pretesa assurda” di Paolo Costantini e anche in “En Abyme” di Fabiana Iacozzilli, di Tolja Djokovitch ). Ha partecipato a tre diverse produzioni presso il Teatro di Roma, Teatro Nazionale. Nel 2024 si esibisce al Teatro Olimpico di Vicenza, interpretando e dirigendo (con Caterina Rossi) lo spettacolo “sdisOrè” di G. Testori e diretto dal Gruppo UROR. Studia e pratica regolarmente musica, in particolare suona il sassofono alto e soprano, le percussioni e il pianoforte. Durante gli anni di Accademia ha formato con la collega Caterina Rossi un gruppo di lavoro, Gruppo UROR. Il Gruppo UROR ha debuttato con diverse produzioni, tra le più significative al Teatro Vascello di Roma, al Teatro di Roma e al Teatro Olimpico di Vicenza.
Giada Ferrarin
Classe 1992, è una musicista, cantautrice, chitarrista e arrangiatrice con un percorso trasversale che spazia dal jazz alla canzone d’autore, fino alla composizione per cinema e teatro.D opo una laurea in Design della Comunicazione al Politecnico di Milano, ha intrapreso un ampio percorso musicale: si è formata in chitarra moderna al Cpm di Milano, successivamente in chitarra jazz al Conservatorio “Luca Marenzio” di Brescia, con una tesi dedicata a Emily Remler. Parallelamente ha studiato a Vilnius (Lituania) e ha conseguito il diploma autori presso il CET di Mogol. Nel 2022 ha ottenuto con lode la laurea specialistica in Composizione Pop/Rock al Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento, con una tesi centrata sul Premio Tenco. Recentemente ha completato un diploma professionale in Musica (indirizzo Cantautori) presso l’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini. Assieme all’attività artistica, porta avanti un’esperienza didattica pluriennale come insegnante di chitarra e musica d’insieme. Ha inoltre partecipato a masterclass e percorsi di formazione dedicati alla composizione e alla scrittura musicale.
Come cantautrice ha preso parte a festival e premi tra cui Premio Lunezia, Premio De André, Voci per la Libertà. Ha partecipato anche come chitarrista e arrangiatrice a eventi come Premio Andrea Parodi, Musicultura e il Giubileo dei Giovani in Piazza San Pietro. Le sue esibizioni, sia in solo che in ensemble, l’hanno vista collaborare con artisti come Patrizia Laquidara, Veronica Marchi, Montresor, Alessandra Nazzaro, Cesare Augusto Giorgini, Lara Dei, FLEO, Federico Baldi, Yassmine Jabrane, Sara Robin e altri.
Nel 2022 ha pubblicato l’EP Linee di Costruzione con Amaranto, il suo progetto cantautorale e nome d’arte. In ambito strumentale ha invece fondato Kinamooo, trio jazz-rock dedicato a composizioni originali. Ha inoltre partecipato a diverse produzioni discografiche come chitarrista, arrangiatrice e compositrice, collaborando con formazioni jazz, pop e folk. È presidente di Melting Pop un’associazione giovanile che consiste in un’orchestra di musica leggera che collabora con varie realtà del territorio trentino e veneto.
In ambito cinematografico ha lavorato come chitarrista e assistente musicale per i film Il Senso della Vita e Ogni Maledetto Fantacalcio. In ambito teatrale ha lavorato agli spettacoli diretti da Massimiliano Bruno, affiancando Roberto Procaccini come assistente musicale.
Accanto a queste esperienze, ha curato la scrittura, l’arrangiamento e la direzione musicale di ensemble di diverse dimensioni, lavorando in contesti che vanno dalla musica orchestrale alla performance contemporanea.
Alice Ceresa
Alice Ceresa (1923-2001) è cresciuta a Basilea e Bellinzona. Dopo la scuola di commercio a Bellinzona ebbe un primo impiego presso il quotidiano Il dovere. Si trasferì quindi a Zurigo, dove tra l'altro frequentò i circoli dei fuoriusciti italiani tra cui Luigi Comencini, Franco Fortini e Ignazio Silone. Cominciò poi a lavorare per la Weltwoche che la mandò in Italia come redattrice culturale durante gli anni '45 - '50. In seguito svolse corrispondenze culturali dalla Francia e dall'Italia per riviste e settimanali svizzeri e francesi. Nel 1950 Alice Ceresa si stabilì definitivamente a Roma. Lavorò come redattrice per la rivista Tempo presente, per la collana Associazione amatori d'Arte, per l'Unione nazionale contro l'analfabetismo e come consulente editoriale e traduttrice per Longanesi (con traduzioni tra l'altro di Gerold Späth, Helmut Heissenbüttel ed Elias Canetti). Alice Ceresa è emersa nel panorama narrativo italiano con La figlia prodiga (Einaudi 1967) che è stata insignita del Premio Viareggio opera prima ed è diventata un libro cult del femminismo italiano. In seguito Alice Ceresa ha pubblicato, oltre a singoli racconti e varie traduzioni, La morte del padre (Nuovi Argomenti 1979) e il romanzo Bambine (Einaudi 1990). Uscirà postumo il Piccolo dizionario dell’inuguaglianza femminile (Nottetempo 2007). Le sue carte, comprendenti numerosi manoscritti, sono conservate a Berna (Biblioteca Nazionale)
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