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lunedì 21 luglio 2025

Occupazione giovanile e sostegno all’imprenditoria, Ditto: “Con i Neet al 34% in Campania creare “Posti” di lavoro non basta!”



 «Quando quattro ragazzi su dieci sono ancora senza un lavoro stabile e uno su tre non studia né lavora, non stiamo parlando di statistica, ma di una drammatica perdita di energia vitale per il nostro territorio», afferma Enrico Ditto, responsabile Formazione e Lavoro di Azione in Campania.


Gli ultimi rapporti Svimez certificano infatti un tasso di disoccupazione giovanile che in Campania sfiora il 41 per cento, mentre la quota di NEET supera il 34 per cento, la più alta d’Italia.


Per Ditto si tratta di una vera e propria emergenza che richiede risposte concrete: la sfida non può limitarsi a “creare posti” ma deve tradursi in percorsi che avvicinino i giovani al lavoro vero, con formazione cucita sul mercato e con imprese pronte a rischiare insieme a loro. «Abbiamo bisogno di corsie preferenziali tra scuole, ITS e aziende: contratti di apprendistato duale che partano subito dopo la maturità, officine-laboratorio nelle università, tutor d’impresa dentro i licei. Solo così il passaggio dal diploma alla busta paga diventa naturale e non un salto nel vuoto».


Lo stesso approccio pragmatico vale per chi vuole mettersi in proprio. Ditto richiama gli incentivi attivi – da Resto al Sud alla nuova linea Investimenti sostenibili 4.0 – ma avverte che la burocrazia resta il freno principale. «Aprire una startup nel 2025 non può richiedere settemila clic e tre mesi d’attesa; serve un “tagliando digitale” che chiuda partita IVA, SCIA e PEC in meno di un’ora. Il tempo che oggi un giovane impiega a compilare moduli è tempo sottratto all’innovazione».


Sul piano finanziario, Ditto propone un piccolo “micro-bond territoriale” alle imprese under 35 che creano occupazione aggiuntiva in filiere strategiche come turismo esperienziale, deep-tech e agritech. «Non stiamo parlando di regalare soldi; stiamo parlando di condividere il rischio con chi ha un’idea e la vuole far crescere qui, non a Milano o Berlino. È un investimento che restituisce in termini di gettito, servizi e coesione sociale: ogni giovane rimasto a Napoli genera valore per sé e, indirettamente, per l’intera collettività», chiude.

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