Quando Antonio Fresa – pianista, compositore e docente al Conservatorio di Vibo Valentia – si accomoda sul palco, gli piace stare in compagnia del suo pianoforte, di una scrivania, pochi libri, una lampada minuscola, una tastiera (che gli protegge le spalle) e un San Gennaro in plexiglass a benedire lo spazio. Sullo schermo, ruotano le proiezioni di sei stati d’animo: le emozioni radicali della psiche umana. Le nostre, nessuno escluso. Rabbia. Amore. Felicità. Orgoglio. Paura. Tristezza. Il concept sta nel comprendere quanto la musica agisce sulle nostre giornate, come intercetta e ribalta e protegge i nostri sentimenti, tra dissonanze e cromatismi. E quanto può autodeterminare le nostre personalità, a prescindere dal quartiere, dal lavoro e dal genere sessuale di origine.
Fresa esprime il suo credo in coscienza: “Ho sempre pensato alla musica come a un ponte tra le emozioni e le storie che le contengono. Con questo libro ho fatto il viaggio inverso: dalla musica alla parola, dallo spartito alla pagina. L’arte della felicità è un racconto intimo in sei movimenti, sei emozioni da attraversare con l’ascolto, la lettura e, forse, un po’ di coraggio”.
Il musicista napoletano, disinvolto, poi garbato, allegro, intimidito, vivace, dialoga e suona con la platea e lascia che questi sentimenti possano trovare il loro più soave e naturale riverbero tra la scena e la sala. Perché il girotondo emotivo ci accomuna, ci rende vicini, uguali. Da queste premesse nasce lo spettacolo “L’Arte della Felicità” che il musicista/compositore napoletano porta in tour e che ora diventa un sorprendente libro multimediale. Un atlante in cui navigare alla ricerca del proprio stato d’animo e della maniera con cui manifestarlo, magari con l’ausilio di videoclip e frammenti audio che le lettrici e i lettori possono rintracciare nei sei capitoli inquadrando speciali qr code digitali che rimandano subito a pagine e link internet realizzate ad hoc dall’artista.
In un flipper di citazioni dallo scrittore giapponese Haruki Murakami, dal teologo-filosofo Sant’Agostino, dal poeta greco Omero, dal filosofo polacco-britannico Zygmund Bauman e dall’orientalista e monaco buddista americano Robert Thurman, Antonio Fresa inanella inviti e suggerimenti per giovani e adulti, nell’azzardo che mette uno di fronte all’altro il nostro sentire privato e la schiavitù emozionale cui ci costringe il vivere quotidiano.
”Il concerto-talk – racconta Fresa – è uno spettacolo di musica, filosofia e cinema. Espande i nostri stati d‘animo come spazi verbali e sonori in cui ricostruire le connessioni della nostra educazione emotiva e la visione del mondo. Una vera immersione musicale che ci mette in relazione reciprocamente”. Tra le pagine, il flusso narrativo e sonico porta a galla molteplici brani che attraversano la lettura solitaria, in un arcobaleno melodico sospeso tra La serenata degli artisti e il valzer Naranjas, Felicità di Al Bano e Romina Power, ‘O Rre scugnizzo e creazioni con una tastiera vintage Casio-Tone MT40.
Antonio Fresa: musicista, direttore d’orchestra e compositore di colonne sonore per cinema e tv. Nasce a Napoli nel 1973 e i suoi amori musicali sono Roberto De Simone, Pino Daniele, Frank Sinatra e i Pink Floyd. Tra le sue creazioni, le Vatican Chapels e il Labirinto di Borges alla Fondazione Cini di Venezia, le musiche originali per il Pantheon di Roma e per il Museo del Tesoro di San Gennaro a Napoli. Da solista realizza l’album “Piano verticale”. Collabora con Ornella Vanoni, Joe Barbieri, Bungaro, Carl Anderson, Kantango, Fabrizio Fiore, Nino Buonocore, Pasquale Catalano. Firmato colonne sonore per i film di Antonietta De Lillo, Stefano Incerti, Alessandro Rak, Anselma Dall’Olio, Vincenzo Marra e per Reliving at Pompeii con la supervisione del regista Adrian Maben, sorta di making of di Pink Floyd: Live at Pompeii del 1971.
Più volte in nomination, ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento. Vincitore del SIAE Music Awards 2024 per le musiche del film-tv “I cacciatori del cielo”.
Nessun commento:
Posta un commento