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lunedì 27 luglio 2020

IL SOGNO NEL CUORE DI VINCENZO DELLA CORTE



Il sogno più grande di Vincenzo Della Corte è quello di avviare una soddisfacente e proficua carriera d’attore. Appassionato di sceneggiatura, l’ex pugile scrive così dei film e dei cortometraggi dove crea un ruolo per se stesso, con la speranza di entrare a casa della gente il più possibile e tornare stabilmente a Napoli, la sua città natale che ha dovuto lasciare per trasferirsi a Milano. Attualmente, il campano sta infatti proponendo quattro dei suoi ultimi lavori. 
Sto proponendo alcune mie sceneggiature con la speranza che vengano prodotte, esattamente come è successo col mio primo cortometraggio, che è stato inserito all’interno del film Italian Blood Stories. Nelle mie sceneggiature scrivo sempre un ruolo adatto a me, perché ciò che mi interessa di più è quello di affermarmi come attore. Per questo, ho nel cassetto ancora quattro sceneggiature. La prima, intitolata Non rispondere, parla dell’importanza di non stare al telefono mentre si guida poiché è un rischio per la vita. Ne ho già fatto una versione cortometraggio, che però sperò di riprendere in maniera più professionale, con dei mezzi adeguati. Inoltre, c’è un lungometraggio, in salsa comedy, che parla della difficoltà di trovare un lavoro dopo i 40 e i 50 anni. I protagonisti sono due uomini che perdono il lavoro a inizio film e sono costretti a reinventarsi, proprio per la difficoltà di trovarne un altro. La terza sceneggiatura è, invece, un thriller – che si intitola L'inganno – e parla di mobbing e di femminicidio. L’ultima, che ha sempre una chiave comica di lettura, l’ho scritta con Gianluca Bonucci e tratta il tema del lavoro e dell’immigrazione. Anche lì ci sono argomenti abbastanza importanti, come quello legato ai problemi economici che si innescano quando si ha un’attività che non si riesce a portare avanti. I due protagonisti, entrambi napoletani, ad un certo punto tentano anche di scappare dalle problematiche della loro agenzia immobiliare. Decidono così di immigrare all’estero con un gommone ma, per via di una serie di divertenti situazioni, finiscono per presentarsi in mare col canotto. Escamotage che ho inserito per rendere più leggera la storia. Non a caso, il cortometraggio si intitola Un Canotto Per Due”. 
Nel curriculum di Vincenzo, ci sono diverse partecipazioni, con dei ruoli per lo più negativi, in Un Posto al Sole.
Mi piacerebbe tornare in Un Posto al Sole non più con una figurazione speciale o un piccolo ruolo, bensì nei panni di un personaggio che possa entrare nel cuore degli spettatori. Essere riconosciuto perché faccio ridere ed emozionare, e non nei panni, come mi è capitato in passato nella soap, di un bullo o di un malvivente violento”.
In attesa di sapere se questo sogno si concretizzerà, Vincenzo è tornato da poco sul set di una serie televisiva. 
Sto girando una serie televisiva, che al momento non si sa ancora dove verrà distribuita. Posso anticipare che interpreterò un commissario di polizia e che verrò invecchiato, grazie al trucco. Ho ottenuto il ruolo grazie alla mia conoscenza pregressa con il direttore di produzione, con cui realizzerò un film dedicato alla vita di Luciano Moggi. Per ora, a causa dell’emergenza, di quest’ultimo lavoro abbiamo potuto girare soltanto il trailer a Milano. Tornando alla serie, il direttore di produzione, che mi aveva già visto sul set e conosceva il mio modo di lavorare, mi ha voluto nel cast, anche se la mia età non coincideva con quella del commissario. Un aspetto che fa sì che ogni volta, prima di girare, io debba stare almeno due ore al trucco. Comunque sia, allo stato attuale ho lavorato due giorni, in un paese vicino a Milano, e riprenderò ad ottobre circa. Per me è un’esperienza nuova, anche perché girerò in uno green screen che poi, grazie al lavoro computerizzato, diventerà un bosco”. 
Un ruolo, quello del commissario, che ha dato una botta di energia a Della Corte, in seguito al lockdown totale dovuto all’emergenza coronavirus. 
Non mi aspettavo di tornare così presto sul set. Questo lavoro è stato una manna dal cielo. Faccio una premessa: noi attori viviamo dei periodi di lockdown interiore perché quando non squilla il telefono ci facciamo tante paranoie. Capita dunque che sopraggiunga l’istinto di mollare o di fare dell’altro, ma poi c’è qualcosa che ci sprona sempre ad andare avanti.  La telefonata per la serie è stata quindi una pillola di benessere. Nonostante dovessi girare soltanto due giorni, sono andato sul set due volte in più, con la scusa di incontrare l’actor coach, col solo fine di respirare la sua aria, quell’emozione che mi mancava”. 

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