Ma Press News

Sei un Ufficio Stampa? Vuoi pubblicare i tuoi comunicati oppure i tuoi articoli? Entra in Ma Press News e pubblica tu stesso. Libera Informazione gratis per tutti. mariammanews@gmail.com

mercoledì 9 luglio 2025

IL NUOVO SPETTACOLO DI BUCCI E SGROSSO, IL TEATRO ITINERANTE DELLA ROBUSTELLI, L’AFFERMAZIONE COLLETTIVA E I FRAMMENTI DI UN DISCORSO AMOROSO L’11 LUGLIO AL CAMPANIA TEATRO FESTIVAL

Dopo 29 giorni di programmazione, il Campania Festival continua a offrire proposte di assoluto valore, vere e proprie anticipazioni della prossima stagione teatrale. Il desiderio di approfondire il delicatissimo equilibrio e l’indefinibile fuggevolezza dei meccanismi sentimentali e comportamentali della relazione a due, con particolare attenzione alla forma del dialogo, è il punto di partenza di “Due”, progetto, drammaturgia, regia e interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso, in programma al Nuovo l’11 luglio alle 20. In un luogo deserto, una vecchia casa con grandi finestre è circondata dall’acqua. Dentro ci sono due esseri: sono umani o di un altro pianeta? Sembrano uomo e donna, ma ruoli e generi slittano e si invertono. Sono moglie e marito, sorella e fratello, amanti, figlio e madre, padre e figlia, sono duellanti e complici, nemici e alleati, vittima e carnefice? Litigano, duettano, cantano. Sono vivi o morti, veri o finti? Attori in prova o fantasmi generati dall’immaginazione di un autore che poi li ha messi alla porta, escludendoli dalle sue opere? I due passano attraverso le molteplici sfumature della loro relazione dialogando quasi ininterrottamente, come se il silenzio fosse insopportabile o come se, tacendo, diventassero più presenti le minacce che arrivano dal misterioso mondo di fuori. È la solitudine? È la fine? Si consolano raccontando favole antiche mai scritte o riesumate da libri ormai introvabili, distrutti dall’acqua che si è infiltrata ovunque. Siamo in un teatro o su un set? I mormorii e le urla che si odono in lontananza sono veri o ricreati ad arte? Sono segni di guerra, di disperazione o di una pacifica rivoluzione? Durata 75 minuti.

 
Può la poesia, il teatro, trovare un reale contatto con il mondo esterno e cercare di rigenerarlo? A questa e a una serie di altre domande prova a dare una risposta “Via Santa Maria della Speranza/Il cielo sopra” di Maria Angela Robustelli, epilogo di una trilogia ispirata a “I giganti della montagna”. Il terzo e ultimo lavoro teatrale, in programma l’11 luglio,avrà un carattere itinerante e performativo. Si aprirà in strada alle 21, in piazza Municipio  (nei pressi di Palazzo San Giacomo, altezza fontana), dove il pubblico si sarà radunato per assistere allo spettacolo che si dipanerà lungo tutto il percorso per raggiungere Palazzo Reale. Un cammino fantastico di circa duecento passi percorso dagli spettatori, guidato dai fantasmi dei personaggi dell’ultimo dramma incompiuto di Luigi Pirandello e dagli attori che li interpretano. Essi vagano alla ricerca di un teatro che non c’è più: La Giostra, piccolo teatro di territorio ai Quartieri Spagnoli, chiuso dall’amministrazione comunale ormai da sei anni. L’apparizione di Cromo e del suo attore darà il via al percorso, che proseguirà in mezzo al traffico di via Imbriani e alla fiumana di gente in via Toledo che si riversa dai vicoli, costeggiando la Galleria Umberto, attraversando Piazza Trieste e Trento, fino ad arrivare alla perdita d’occhio di Piazza Plebiscito, intorno alle 21.50. Questa immagine/metafora della condizione del teatro e dell’arte in genere nel nostro tempo sarà per Ilse, attrice, donna, apolide, superstite, uno sturm und drang emotivo ed espressivo. Così la Sgricia e la sua bambina interiore nascosta nel cappotto magico, Maddalena, artista di strada gravida che dispensa fogli di appunti sul finale in cambio di baci, Ferdinando e Nannina, posteggiatori marito e moglie, guidati da una danzatrice deus ex machina, essenza del teatro stesso — ossia l’ombra del mago Cotrone — consegneranno al pubblico in cammino ciascuno una tessera del mosaico che solo arrivando all’interno del Cortile delle Carrozze di Palazzo Reale potrà ricomporsi, grazie all’apparizione del personaggio di Ilse e della sua attrice. Il-sè è tornata a casa. Ma cosa resta della sua casa? Che significa tornare a casa? Per un essere umano, per un attore, per un’attrice? Lei questa esperienza la condividerà col pubblico presente. Per strada. Sulla soglia di quello che era stato un teatro di quartiere per tanti anni. Arrivati finalmente a Palazzo Reale, le luci si abbasseranno e lei comincerà a cantare la sua storia: il presente, il passato, il futuro in un’unica soluzione — l’epilogo dello spettacolo. Il pubblico assisterà a un viaggio attraverso il repertorio sognato, interpretato e cantato dell’attrice, legato indissolubilmente alla sua infanzia. Sarà proprio lei, attraverso il racconto della sua storia, a contribuire a consegnare al pubblico e agli altri attori e personaggi in scena finalmente un finale, della durata di circa 30 minuti, metafora emblematica legata all’incomunicabilità tra il mondo dei giganti e quello degli artisti. Qual è il senso del teatro per una comunità che non lo sente più come un’esigenza vitale per le decisioni che deve prendere sulle regole della sua convivenza? La magia del rito collettivo può ancora avvenire? Chi sono io? domanderà Ilse agli spettatori. Per evidenti ragioni organizzative, potrà assistere allo spettacolo soltanto chi avrà pre-acquistato il titolo di accesso e non basterà aver seguito il corteo durante il tragitto. Con Marco Trebian, Maria Angela Robustelli e la Piccola Ensemble degli Scarognati. E con Alice Ricciardi, Giulia Rizzo, Silvia Pignataro, Rosalba Alfano, Salvatore Torregrossa.
 
L’11 luglio alle 20 al Tedér è in programma, invece, “Teatro: Affermazione collettiva”, ovvero “Numeri difettosi”, testo e regia di Roberta Prisco, in collaborazione con l’Associazione Vernicefresca Teatro di Avellino. Un cubo asettico, il Centro di Cura Emotiva dell’Eden Razionale , dove dieci ragazzi sono reclusi per essere “corretti”: la loro paura è un virus da estirpare. Indossano tute bianche con numeri sul petto. I nomi sono proibiti. I personaggi, inizialmente divisi dal disprezzo reciproco e dalla negazione delle proprie fragilità, vengono sottoposti a terapie coercitive che li spingono a dichiarare falsa sicurezza (“la forza è virtù“). Ma quando uno di loro viola il protocollo e scatena una punizione collettiva, i ragazzi decidono di ribellarsi, sabotando il sistema per trasmettere un messaggio alla città: la paura è l’ultimo baluardo dell’umanità. I Corpi si muovono come un’entità unica, resistendo alla repressione mentre i loro volti compaiono sugli schermi della città. Gridano al mondo che senza emozioni non c’è libertà, solo schiavitù. “Numeri Difettosi” nasce da un’urgenza: raccontare cosa accade quando un sistema decide che le emozioni sono un virus da debellare. Durata 40 minuti.
 
Il Centro Polifunzionale Ciro Colonna di Ponticelli, a Napoli Est, ospiterà invece l’11 luglio alle 21 “Frammenti di un discorso amoroso”, un progetto di Teatro Ricerca Educazione - Maestri di Strada, drammaturgia e regia di Nicola Laieta. L’omaggio al titolo dell’opera di Roland Barthes nasce dall’intento di raccogliere frammenti di parole, gesti e vissuti legati all’amore. L’amore nelle sue molteplici forme: illusioni e disillusioni, il desiderio di unirsi e la distanza che separa, il bisogno di restare vicini e la paura di perdersi. Lo spettacolo trae ispirazione da “Gli Innamorati” di Carlo Goldoni, una commedia in cui il dialogo prevale sull’azione. Nulla di più contemporaneo della sovrapposizione della parola all’azione, della riflessione continua, dell’”overthinking” che spesso sostituisce il vivere stesso. Attraverso l’esperienza diretta con giovani e adolescenti nei laboratori di Teatro-Educazione, emergono storie di amori infelici, non corrisposti, tossici, interrotti. Amori che consumano, isolano, sconvolgono, ma che fanno sentire vivi. La tragedia dell’amore diventa teatro: commedia, farsa, operetta buffa. Niente di più comico dell’infelicità, parafrasando Samuel Beckett. Durata 40 minuti.
 
Al Dopofestival, infine, l’appuntamento alle 22.30 è con il concerto di Jovine & Friends. Valerio Jovine è un cantautore e musicista italiano, noto per essere uno dei principali esponenti della scena reggae e crossover napoletana. Fratello di Massimo, bassista della celebre band 99 Posse, ha fondato il progetto musicale Jovine, che mescola reggae, dub, hip hop e sonorità tipiche napoletane. Nei suoi testi, affronta spesso temi sociali, politici e personali, riuscendo a trasmettere messaggi profondi attraverso ritmi coinvolgenti e melodie accattivanti.
 
Il Campania Teatro Festival, realizzato con il sostegno concreto della Regione Campania e un contributo annuo del Ministero della Cultura, è organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival diretta da Ruggero Cappuccio e presieduta da Alessandro Barbano.
 
I biglietti per assistere agli spettacoli costano da 5 a 8 euro, con ingresso gratuito per i diversamente abili con un accompagnatore e I pensionati titolari di assegno sociale. Le modalità della richiesta e della successiva conferma sono consultabili su campaniateatrofestival.it





Nessun commento:

Posta un commento